
Il canto di Genet
“A questo mondo colorato e disperato, il mondo illustrato dal film Querelle, lo spettacolo si avvicina con cinque scene secche e brevi, certo non una riduzione o un riassunto del romanzo, ma piuttosto cinque pagine scelte e illustrate con cura e con una asprezza di linguaggio degni di nota.”
Maurizio Giammusso, Corriere della Sera
“La Columba intende qui racchiudere la torva e complessa personalità genetiana in un unicum senza spazio e senza tempo al quale sia consentito soprattutto la sintesi poetica. Il testo lavora costruendo una serie di momenti in cui il poeta, attraverso incontri reali o immaginari “spiega” la propria solitudine diversa.”
Rita Sala, Il Messaggero
“Delle duecento pagine del testo, di cui perdura l’affascinante splendore verbale, Paola Columba ha estratto cinque episodi, che nell’insieme compongono una rappresentazione assai stringata e intensa. L’andatura del breve spettacolo e certi suoi momenti in particolare, come quando vediamo il protagonista atteggiarsi a vittima sacrificale, accentuano il profilo di “via al calvario”. E anche gli inserti musicali, come nell’Accatone di Pasolini, volgono al sublime.”
Aggeo Savioli, L’Unità
“Segnando ciacuna scena con un avvenimento chiave l’incontro con Stlitano, l’apparizione della madre, il soggiorno in carcere, la solitudine – la regia pesca con mano felice dall’opera di Genet.”
Francesca Bonanni, Il Tempo